Libro scritto davvero bene da un giovane esordiente e giustamente premiato al Campiello ’22. I personaggi, animalimanonanimali, sono ben descritti. E’ dedicato loro il giusto spazio con un ottimo senso dell’equilibrio narrativo. In sintesi, si legge volentieri e tutto d’un fiato.
Ma perche’ questo titolo? E, aldila’ della coinvolgente storia narrata, di cosa parla davvero questo libro?
Il libro racconta, pessimisticamente, la nostra costitutiva e prevalente animalità che si manifesta in termini di dominanza dell’istinto, dei bisogni primari, della coercizione ad agire la violenza come risposta prima, unica e diretta all’esigenza di esistere. Noi siamo in gran parte questo, insieme ad una strutturale inconsapevolezza che non ci prepara ad affrontare la morte, quasi fosse uno strano e non dovuto, incidente di percorso.
L’umanizzazione rappresenta una meta che non si raggiunge mai e per nessuno, neppure da parte di chi non pensa ad altro, come Solomon.
Archy, il protagonista, animale ” furbo” con l’aiuto di un animale furbissimo, volpino, mentore infame, Salomon, cerca in qualche modo di sollevare l’asticella, facendo entrare in scena la cultura, addirittura l’aspirazione alla spiritualità..
Comincia cosi’ un tormentato viaggio verso la consapevolezza, in realta’ un’officina di stupidi intenti, in direzione della famigerata ed improbabile umanizzazione.
Lo strumento cardine, per affrontare questo cammino, è cio’ che massimamente fa dell’uomo un animale diverso, simbolico, un libro, il libro dei libri, la Parola di Dio, la Bibbia.
Ma questo libro non sa insegnare praticamente nulla e l’arte di imparare a leggere e scrivere neppure. L’animalita’ comunque prevale e si manifesta come modalita’ essenzialmente predatoria, che tutto vuol possedere e che tutto azzarda. E ci si uccide perfino tra padri e figli.
Quindi, il non sapere nulla di fronte al mistero della vita e della morte , non viene scalfito da ore ed ore di lettura e scrittura che non rivelano nulla. Il libro non chiarisce se in assoluto o solo a chi non si sa porre in adeguato atteggiamento di ascolto.
Lasciare questo tema chiave nella vaghezza è ciò che può lasciar deluso il lettore.
Ma il libro resta interessantissimo, profondamente nichilista, con echi schopenaueriani. Nichilismo che pero’ il giovane scrittore non osa dichiarare fino in fondo, incapace forse di trovare il coraggio per dire, a chiare lettere, che nulla ha senso,se non la brama di vivere a qualsiasi costo, morendo senza capire perche’ si sia vissuti.
Romanzo a tesi, ma la tesi rischia di perdersi nei meandri di una confusione non del tutto risolta che fa in parte perdere, alla fine, il senso del percorso.
Esordio interessante, talento narrativo indiscusso, si spera preludio a qualcosa di piu’ definito ed incisivo.
Alda Calanchini Monti (gruppo di lettura Sleggiukkiando, Bologna)
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