Secondo libro della coppia di scrittori  Läckberg/Fexeus, dopo  Il codice dell’illusionista. Protagonisti sempre l’investigatrice Mina Dabiri e il mentalista Vincent Walder. Ambedue con un passato oscuro che si intreccia con l’indagine che debbono condurre. (Che nostalgia per la tranquilla vita privata del commissario Maigret!).
Lo schema è lo stesso del primo romanzo: Walder si unisce al gruppo di investigatori, anche loro con problemi esistenziali e familiari, a cui appartiene Mina, che deve indagare sul rapimento di un bambino che frequenta una scuola materna di Södermalm, a Stoccolma.
Anche stavolta, ovviamente,  il contributo del mentalista sarà essenziale, grazie sia alla sua capacità di penetrare nella psiche umana sia, soprattutto, alla soluzione di una quantità impressionante di rompicapo, in grado  di riempire annate della Settimana enigmistica.
Ora chi compra un libro della  Läckberg non si aspetta certo Proust o Simenon, ma i suoi primi romanzi ( alludo soprattutto alla serie dei delitti di Fjällbacka) erano piacevoli e ben strutturati. La setta, forse ancora di più de Il codice…è invece macchinoso e appesantito dai troppi riferimenti al  passato dei personaggi raccontati nel romanzo precedente e, soprattutto, dalla pedante spiegazione e faticosa risoluzione degli enigmi, indispensabile ovviamente per chiudere il caso. Il risultato è una narrazione dal ritmo lento e spesso noiosa e inattendibile