Nella mitologia antica e nella cultura medievale sono innumerevoli gli esempi di personaggi che hanno visitato il mondo dei morti, ma soltanto due sono quelli che Dante indica come suoi predecessori,  uno tratto dal mito classico, l’altro dal Cristianesimo. Sono uomini che hanno ottenuto  un privilegio così eccezionale perchè avevano un’ altrettanto eccezionale missione da compiere.  Dante, dopo l’entusiasmo iniziale con cui, nel primo canto dell’ Inferno, nell’ oscurità  della selva, terrorizzato dalla lupa che non gli permetteva di salire sul colle, aveva accettato l’invito di Virgilio a seguirlo  per loco etterno, ora, nei primi versi del secondo canto, manifesta  un dubbio: sarà abbastanza forte  e virtuoso per compiere questo viaggio? Dio lo approverà?  Non sarà temeraria un’impresa così eccezionale?

(Inferno, canto II, vv.10-33)

Io cominciai: «Poeta che mi guidi,
guarda la mia virtù s’ell’ è possente,
prima ch’a l’alto passo tu mi fidi.

Tu dici che di Silvïo il parente,
corruttibile ancora, ad immortale
secolo andò, e fu sensibilmente.

Però, se l’avversario d’ogne male
cortese i fu, pensando l’alto effetto
ch’uscir dovea di lui, e ‘l chi e ‘l quale

non pare indegno ad omo d’intelletto;
ch’e’ fu de l’alma Roma e di suo impero
ne l’empireo ciel per padre eletto:

la quale e ‘l quale, a voler dir lo vero,
fu stabilita per lo loco santo
u’ siede il successor del maggior Piero.

Per quest’ andata onde li dai tu vanto,
intese cose che furon cagione
di sua vittoria e del papale ammanto.

Andovvi poi lo Vas d’elezïone,
per recarne conforto a quella fede
ch’è principio a la via di salvazione.

Ma io, perché venirvi? o chi ‘l concede?
Io non Enëa, io non Paulo sono;
me degno a ciò né io né altri ‘l crede.

Ecco chi sono i due personaggi che lo hanno preceduto e  a cui  Dante sente di non poter paragonarsi.  Il primo è Enea, padre di Silvio, nato postumo dal matrimonio con Lavinia.
E’ andato col suo corpo mortale e con i suoi sensi nell’ Ade e la sua impresa è stata descritta da Virgilio, nel sesto canto dell’Eneide. Qualunque uomo dotato d’intelletto può capire perchè Enea è stato autorizzato, da vivo, a varcare il confine che separa il modo dei vivi da quello dei morti e a fare ritorno sulla terra. Dio, avversario di ogni male, è stato così cortese con lui perché  doveva porre le fondamenta dell’Impero romano, voluto da Dio stesso e, per realizzare questa missione straordinaria, gli è necessario l’incontro nell’Ade  con il padre Anchise, che, come afferma Boccaccio <riempendolo di buona speranza, il fecero animoso all’impresa contro Turno re dei Rutuli, del quale avuto vittoria ne seguì l’effetto che poco avanti si legge, cioè del papale ammanto… l’autorità papale>. Insomma la vittoria di Enea sui Rutuli e la fondazione del suo regno in Italia fanno parte di un disegno divino che ha come fine l’Impero romano, il quale, a sua volta, è finalizzato alla diffusione del cristianesimo e dell’autorità papale.

Per spiegare il viaggio nell’aldilà del secondo personaggio è sufficiente una terzina. Lo Vas d’elezïone , cioè il contenitore pieno della grazia divina, è San Paolo di Tarso, l’apostolo delle genti, colui che ha adattato il messaggio di Gesù, che originariamente era rivolto al popolo ebraico, alle popolazioni dell’impero romano, che avevano tradizioni, cultura  e religioni completamente differenti.
Il viaggio di Paolo nell’aldilà, narrato da lui stesso in una lettera ai Corinzi, serve a trovare l’incoraggiamento e il sostegno per intraprendere una missione così fondamentale per la salvezza del genere umano.

Perché Dante sceglie Enea e San Paolo, tra i tanti che, come si è detto,  hanno avuto un’ esperienza simile? Entrambi sono personaggi storici (anche Enea, secondo Dante), ma il loro viaggio ha un altissimo significato simbolico. Entrambi rivestono, come si è visto,  un ruolo fondamentale nella storia del cristianesimo, anche se Enea, ovviamente, cristiano non era.  E Dante nonostante la professione di modestia (non sono né Enea né San Paolo, non credo di essere all’altezza…) pensa di avere una missione paragonabile alla loro, anche se, all’inizio del viaggio, non la conosce ancora. Infatti solo in Paradiso  sarà investito ufficialmente del suo ruolo di profeta, dal suo avo Cacciaguida e quindi avrà la risposta al dubbio formulato in questi versi. Per ora si dovrà accontentare della risposta della sua guida: è stata Beatrice, scesa addirittura dal Paradiso nell’Inferno, dove Virgilio si trova, a chiedergli di accompagnare Dante nel suo viaggio. A sua volta Beatrice è stata esortata a soccorrere il poeta che tanto l’ha amata da Santa Lucia e dalla Madonna. Dante, dopo questa risposta, non avrà più dubbi….