Con “La promessa” lo scrittore sudafricano Damon Galgut ha vinto nel 2021 il Booker Prize (prestigioso riconoscimento per scrittori di lingua inglese provenienti da stati dell’ex impero britannico). Il romanzo si snoda in un arco temporale molto ampio: dal 1985 al 2018. Protagonista è una famiglia bianca, padre, madre e tre figli, che vive in una grande fattoria con annesso allevamento di serpenti. La vicenda è scandita da quattro funerali, tutti celebrati con un rito religioso diverso. Ad ogni funerale, la storia dei protagonisti si aggiorna e si carica di sofferenza. E, ad ogni funerale, si torna a discutere della promessa strappata al marito da Rachel, la madre (la prima a morire), di donare alla domestica Salomè, nera, la casupola nella quale abita con la sua famiglia. E’ una storia dolorosa in cui le vicende private si intrecciano con quelle pubbliche: l’apartheid, la violenza, il conflitto razziale mai sedato, il disastro della politica che cancella le speranze evocate dalla famosa finale della Coppa del Mondo di rugby 1995. Lo stile è estremamente elaborato: si passa senza soluzione di continuità dalla prima persona a un narratore esterno che, a volte, dubita della veridicità delle sue affermazioni. E’ sicuramente un libro coinvolgente di cui però, se non si conosce bene la realtà sudafricana, non è facile cogliere il significato profondo.