<Un paio di anni fa mia madre, in preda a un’effimera fascinazione per l’oriente, mi ha semicostretto a leggere un libro in cui, tra le altre cose, si illustrava un tratto tipico della mentalità cinese: anziché agire in vista di uno scopo, il saggio lascia che le circostanze lo portino dove vogliono loro, senza incaponirsi, alla maniera occidentale, a voler essere per forza l’artefice del proprio destino. Se questa cosa è effettivamente come l’ho capita io, quindi, il punto non è che sono pigro, ma che sono praticamente il modello del saggio taoista>.

Così si presenta Marcello, il protagonista, anzi uno dei protagonisti del romanzo di Dario Ferrari ‘La ricreazione è finita’. Marcello è una sorta di vitellone viareggino, trentenne laureato in lettere, che non riesce a decidersi a crescere. Vive con la mamma, si accontenta di lavoretti, non si vuole impegnare troppo con la fidanzata. Ma un giorno, del tutto casualmente, viene a sapere di un concorso per un dottorato di ricerca all’università di Pisa. Partecipa e, in modo del tutto fortuito, lo vince. Il mondo accademico gli è del tutto estraneo, e il lettore ne scopre il funzionamento insieme al protagonista, inizialmente ingenuo e spaesato.

E’ un mondo di regole implicite (ma ben note a tutti coloro che aspirano ad una carriera) degne di una corte bizantina. Anche il linguaggio usato in ambito accademico ha un significato diverso rispetto all’uso comune e Marcello pian piano lo apprende, così come scopre via via  gli intrighi e  le strategie di potere. La descrizione del mondo universitario è esilarante, e rientra nel genere del romanzo universitario, non solo italiano (mi ha ricordato il divertentissimo Il professore va a congresso, di David Logge).

Ma La ricreazione è finita è anche altro. Sacrosanti, il professore, responsabile della borsa di studio, quintessenza del barone,  affida a Marcello, come tesi di dottorato, un lavoro sul suo concittadino Tito Sella, un terrorista morto giovane in carcere, dove ha però scritto alcuni libri, tra cui un’autobiografia perduta. Tito Sella diviene gradualmente l’altro protagonista del romanzo. Marcello è sempre più coinvolto da questo incontro, fino a cedere il punto di vista narrativo   ad un altro narratore che ci racconta la storia di Tito e del suo gruppo di terroristi di provincia, storia  allo stesso tempo ridicola e tragica. E l’indagine sulla vita del terrorista lo porterà a scoprire un mondo che sembra lontano anni luce e che, allo stesso tempo, è strettamente legato al presente, fino alla rivelazione di una verità nascosta e fino ad un certo punto, insospettabile.

Davvero un bel libro, leggero e profondo allo stesso tempo, senza tesi aprioristiche, ma con molti spunti di riflessione, non ultimo un confronto quasi inevitabile tra le vite dei due protagonisti.

Questa è una breve presentazione del libro su You Tube fatta dall’autore.