Non lavorano
Non combattono
Fanno tanti figli
Diventeranno
i
padroni
di Israele?

Nel giro di un ventennio gli ultraortodossi saranno il il 30% degli isareliani. Oggi sono poco meno di un milione su 17milioni. E questo sarà un grosso problema, perchè lavorano poco o niente, non fanno i soldati, vivono fuori della società e quasi fermi nel tempo. L’unica cosa che fanno abbondantemente sono i figli, in media sei a coppia. Per questo il loro numero cresce rapidamente. E in futuro potrebbero segnare il declino di Israele.
Si chiamano Haredim, che significa più o meno “timorati della maestà di Dio” e rifiutano l’etichetta di ultraortodossi, perchè ovviamente ritengono di essere gli unici veri ortodossi. Hanno le loro radici nell’Europa dell’Est e vivono secondo un’interpretazione ultrarigorosa della Torah. Mentre gli altri ebrei, quelli che tutti chiamano ortodossi, secondo loro hanno accettato troppi compromessi. Per non parlare dell’ebraismo riformato, più o meno degli eretici. La vita degli haredim è regolata in ogni suo aspetto e momento, anche il più insignificante, dalle leggi ebraiche (Halakhalh). Quando ci sono dubbi si corre dal rabbino a chiedere lumi.

Gli Haredim vivono in comunità chiuse, il maggior numero è concentrato in due quartieri di Gerusalemme (Mea Shearim e Goula) e a Bnei Brak una cittadina vicino a Tel Aviv, che loro fuggono come una nuova Sodoma o Gomorra, perchè lì le donne girano mezze nude. Una sorta di autosegregazione, visto che tendono ad estraniarsi dalla vita sociale e politica. La loro esistenza infatti è interamente rivolta a Dio e allo studio delle sacre scritture. Anche se poi vanno compattamente a votare per i loro partiti, ultimamente sempre determinanti per far nascere un governo. Ma solo al fine di impedire leggi “non ortodosse”, tipo far circolare mezzi pubblici il sabato e soprattutto la leva obbligatoria per tutti.

Sassi contro le donne che vogliono pregare al Muro del pianto

Sono immediatamente riconoscibili per il loro aspetto. Gli uomini indossano cappotto e pantaloni neri e camicia bianca, cappello alto e a falde larghe, anch’esso nero, sostituito il sabato e per le feste da un ciambellone di pelo. Portano rigorosamente la barba e due lunghe ciocche di capelli sulle tempie, i “payot”. E’ una sorta di divisa che deve esprimere semplicità e sobrietà e rifiuto di modernità e moda. Le donne invece lunghi vestiti abbastanza informi, che coprano l’intero corpo. Alcune indossano un vero e proprio burqa nero.
Quelle sposate, fuori casa, debbono anche coprire i capelli, possono rimanerne visibili non più di due dita. Molte usano indossare parrucche. Sconfinando così nell’irrazionale, come capita spesso ai fondamentalismi. Perchè un conto è coprire il capo in segno di umiltà e deferenza oppure per nascondere quello che qualcuno ritiene un richiamo sessuale. Ma coprire i capelli con altri capelli, a volte indistinguibili da quelli veri, a cosa serve?
Queste bizzarrie sono frequenti tra gli ebrei ortodossi e ultra, poichè molte regole si basano su frasi decontestualizzate, scritte tremila annia fa, e a volte di dubbia interpretazione. Attorno alle quali nel corso dei secolo i rabbini si sono arrovellati, spesso per trovare delle scappatoie illogiche.
La barba, ad esempio, è vietato tagliarla, perchè nel Levitico è scritto <Non vi taglierete in tondo i capelli ai lati dei capo, né toglierai i canti alla tua barba>. Vietatissmo dunque il rasoio, ma sono consentite le forbici. Molti haredim non usano neppure quelle, perchè considerano la barba santa e bella, viene chiamata “hadrat panim”, splendore del volto.
Le donne sono sottomesse e hanno un ruolo secondario, principalmente quello di fare figli e accudire alla casa. Di regola a 18 anni vanno spose. All’aperto debbono camminare un passo dietro ai mariti ed è vietato qualunque contatto. Sono previsti solo due rapporti sessuali al mese. In auto stanno nel sedile posteriore. A loro è vietato anche pregare al muro del pianto. Recentemente un gruppo di donne che ci ha provato è stato cacciato con la forza. I matrimoni sono quasi sempre combinati, sotto la regia del rabbino (1) .

Donne haredim

Gli uomini però non se la passano molto meglio, la maggior parte dei rabbini vieta la televisione e i film, i giornali non religiosi e l’uso di internet senza filtri. Per questo usano telefonini con internet, sms e altre funzioni disattivate.
Lo studio della Torah e del Talmud occupa totalmente o in larga parte la loro vita. Iniziano a 13 anni quando vengono mandati alla yeshivah, dove le materie religiose occupano la maggior parte del tempo. E dove restano fino al loro fidanzamento, di regola a 18 anni. Altri tipi di scuole sono fortemente scoraggiate, al massimo è concessa la frequentazione di corsi professionali. Molti continuano gli studi religiosi anche da sposati, in un “kolel”, una sorta di università della Torah. Dunque non lavorano e vivono con un sussidio di Stato. Anche chi non frequenta un “kolel” è comunque tenuto a studiare quotidianamente i testi sacri. Per questo motivo fanno quasi esclusivamente lavori part time. E capita che le uniche a lavorare siano le donne, alle quali è vietato lo studio della Torah. Pochi soldi dunque e molti figli, le famiglie haredim sono quasi tutte indigenti.
Gli haredim sono antisionisti, sono stati contrari alla conquista di una terra (pur vivendoci) e non condividono lo sforzo militare per difenderla ed espanderla a spese dei palestinesi. Tutto ciò perchè nei testi sacri, secondo la loro interpretazione, sta scritto che il ritorno nella ‘terra promessa’ è proibito fino al momento della venuta del Messia. E del Messia per ora non ci sono notizie.
Per questo motivo si rifiutano di fare il servizio militare, e una legge glielo consente.
In genere sono malvisti dagli altri israeliani che li accusano di vivere da parassiti a spese di chi lavora e combatte. Ma loro sostengono di servire lo Stato pregando Dio e con lo studio. La Corte costituzionale nel 17 ha sentenziato che i tre anni leva sono obbligatori anche per loro.. Ma tutti i tentativi di fare una legge in questo senso per ora sono falliti.
Gli haredim non sono però una comunità compatta. Anzi sono divisi al loro interno in varie correnti: hassidici, ashkenaziti, sefarditi, ecc. Ci sono anche i “datlim“, presenti soprattutto in Cisgiordania, ultraortodossi, ma anche estremisti anti-palestinesi. A loro armi ed esplosivo non dispiacciono e hanno già compiuto diversi attentati sanguinari.

g.g.

(1) La vita delle donne in una famiglia utraortodossa è raccontata da Etsy Weinstein nel libro “Esaudisco il suo volere”. Una lettura davvero sconvolgente.