Dante non ha mai incontrato in vita il bolognese Guido Guinizzelli, uomo di legge, ma soprattutto, come lo stesso Dante afferma, fondatore del Dolce Stil Novo (che è definizione dello stesso Dante). L’incontro avverrà proprio nel Purgatorio, nell’ultima cornice, dove le anime si purificano dalla tendenza peccaminosa meno grave: la lussuria. Sono anime immerse nel fuoco, divise in due schiere, che procedono in direzione opposta: etero ed omosessuali. Come nella vita furono arsi dal fuoco dell’amore, ora le fiamme li purificano.
Quando le due schiere si incontrano, le anime si baciano castamente e urlano a squarciagola esempi del loro peccato, per aumentare con la vergogna il calore delle fiamme. In particolare gli omosessuali urlano i nomi delle città bibliche di Sodoma e Gomorra, distrutte da Dio per l’alto tasso di omosessualità dei loro abitanti. Gli etero invece il nome di Pasifae. Moglie del re di Creta Minosse, innamorata di un toro, si era fatta costruire dal più abile inventore della mitologia antica, Dedalo, una vacca di legno per favorire l’accoppiamento con l’amato animale, dal quale nacque il Minotauro.
Dante suscita subito l’attenzione delle anime: getta l’ombra sul fuoco, ha un corpo, come è possibile che un uomo vivo passeggi per l’Inferno? Una di loro si fa interprete della curiosità di tutte. Dante risponde alle sue domande, spiegando le motivazioni del suo viaggio e chiede di conoscere l’identità di chi lo ha interrogato. La risposta è molto semplice e sbrigativa: son Guido Guinizzelli. A quelle parole Dante vorrebbe abbracciarlo, ma le fiamme lo distolgono dall’intento. Può solo mettersi al suo servizio, dimostrando tutta la sua venerazione e il suo affetto per il grande poeta. Che rimane interdetto: i due non si conoscono, Guido non si spiega perché Dante lo abbia così caro. Ecco la risposta di Dante:
Purgatorio XXVII, 112-114
E io a lui < Li dolci detti vostri,
che, quanto durerà l’uso moderno,
faranno cari ancora i loro incostri>
Guinizzelli ha creato dolci poesie d’amore, e fino a quando durerà l’uso del volgare (cioè dell’italiano) i manoscritti che le contengono saranno preziose (incostri: inchiostri è una raffinata metonimia, adatta al personaggio). Da lui Dante ha dunque tratto ispirazione per la lirica amorosa della sua prima grande opera, la Vita nuova. Ma Guinizzelli è qualcosa di più di un poeta. Come si dirà pochi versi dopo, anche se in modo indiretto, è un fabbro del parlar materno: è un poeta che aveva a disposizione un lingua ancora primitiva e informe, da pochi decenni usata come lingua letteraria, e l’ha plasmata per renderla capace di esprimere le sfumature del sentimento e i profondi ragionamenti filosofici dello Stilnovo.
Ma perché Dante lo colloca fra i lussuriosi? Le cronache del tempo non dicono nulla di lui e Dante, come si è detto, non lo aveva mai conosciuto. L’ipotesi più probabile è che Dante abbia voluto dare un giudizio morale sulla sua opera: la poesia stilnovista, che tutti conoscono come dichiarazione raffinata e cortese dell’amore per una donna che viene lodata per la sua bellezza e virtù come se fosse un angelo, è pur sempre l’espressione di un amore terreno, che potrebbe distogliere dall’unico vero amore a cui un cristiano deve abbandonarsi senza timore, quello per Dio. Tutte le altre passioni, animalesche o sublimate, possono portare alla dannazione eterna.
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