L‘eccesso, l’anticonformismo e la trasgressione, un certo grado di perversa originalità ed anche una dose di viziosità è ciò che, almeno nell’immaginario comune, si concede ad un artista, a differenza che all’uomo comune. Gli scrittori non fanno eccezione. E il sesso è un territorio nel quale abbonda l’aneddotica più varia e sensazionale, anche se spesso gonfiata da narrazione prive di riscontri, dicerie e vanterie.

Raccontare gusti ed abitudini sessuali degli scrittori può, in alcuni casi, avere un interesse filologico, visto che questi vengono riversati nei personaggi delle loro opere o possono fornire chiavi di lettura delle stesse. In altri casi invece resta intatto il diaframma tra vizi privati e pubbliche virtù artistiche e allora il racconto rischia di sconfinare nella pruderie.
Correndo questo rischio, possiamo cominciare dai sessuomani.

Un posto d’onore spetta a Victor Hugo, che moglie e amici hanno dipinto come una sorta di maniaco, un tossico del sesso. La moglie ha raccontato di aver vissuto la prima notte di nozze come una violenza interminabile. La figlia è finita in un istituto psichiatrico, con la diagnosi di “erotomane” (Truffaut le dedicò il film L’histore d’Adèle H), anche se forse il padre non aveva poi troppe colpe, poichè tra i consaguinei ci furono altri casi di schizofrenia. Hugo tormentava le domestiche, affinché gli mostrassero i seni o il sedere o si concedessero in qualche modo a lui, insidiava qualunque donna ed era un frequentatore assiduo dei bordelli, all’epoca però era una consuetudine abbastanza diffusa.
Nel suo caso è evidente il contrasto tra l’uomo pubblico e l’uomo privato, visto che si batteva pubblicamente per le cause delle donne ed è passato alla storia come il primo femminista.

Anche Maupassant era un inveterato frequentatore dei bordelli parigini. Tanto che Flaubert, più anziano di lui, gli scrisse: . In effetti era soprannominato “il toro triste”, dominato dalla pulsione ad un sesso puramente quantitativo. Si narra che nelle case di piacere si esibiva davanti agli amici e che una volta raggiunse l’orgasmo sei volte con una donna, poi passò a un’altra con cui replicò per altre tre volte. Lui stesso si vantò con Turgenev del suo record: 19 volte in tre giorni.
Flaubert lo redarguisce, ma non è che il pulpito fosse dei più immacolati. Anche lui in gioventù era stato un habituè dei bordelli. Compreso quello del Cairo, dove si concesse anche l’esperienza di giovani prostituti maschi. Forse fu solo più sobrio dell’allievo Maupassant in termini di quantità, ma non di stravaganze. Visto che a volte sceglieva la prostituta più brutta e la possedeva davanti a tutti, senza neppure togliersi il sigaro di bocca. “Non mi divertivo affatto – disse – ma lo facevo per il pubblico”.

Un altro che puntava alla performance numerica fu lord Byron. Che però non fu un frequentatore di bordelli e i suoi numeri erano il frutto del suo grande fascino seduttivo e di una notevole predisposizione amatoria, manifestatasi fin da ragazzo. La sessualità era vissuta come pulsione irrefrenabile alla conquista e al possesso del maggior numero di donne. Si è vantato di aver posseduto, in un anno passato a Venezia, 250 donne e un giovane di passaggio. Sì, perchè la sua libido non era troppo selettiva. Andava con nobildonne e popolane e non disdegnava gli adolescenti.
La sua omosessualità non fu però mai sbandierata, forse perchè nuoceva alla sua immagine di grande romantico. La sua febbre di conquista lo portò anche a collezionare i peli pubici di alcune delle sue donne, come trofei, conservati in buste con il nome della proprietaria.

Anche Lev Tolstoj era affetto da sessuomania, ma a quanto pare vissuta con qualche sofferenza e sensi di colpa. “Devo dormire con le donne. Altrimenti, la lussuria non mi concede un minuto libero”, scrisse nel suo diario nel 1853. Dove dormire è un eufemismo per significare il suo contrario. Anche dopo sposato continuò ad avere molti rapporti sessuali extraconiugali, svariando dalle dame aristocratiche alle contadine. E questo gli costò un paio di malattie veneree. Dopo alcuni anni di matrimonio i suoi bollenti spiriti però si calmarono e, come a volte accade, finì per approdare alla sponda opposta, quella della castità assoluta. Tema al quale dedicò un breve romanzo, la “Sonata di Kreutzer”. Ma aveva già 62 anni.

Molto rare le donne in questa categoria. Bisogna aspettare un secolo per trovare qualche esempio di sessualità compulsiva al femminile. Uno è quello di Marguerite Duras. La scrittrice nonchè cineasta francese ebbe una vita esagerata e burrascosa, dominata da una bulimia affettiva, che la portò ad avere molti amori e matrimoni, regolarmente fallimentari, e ancor più “avventure” sessuali. Ma il genere era diverso da quello dei maschi dell’800, la sua sessualità, a volte esasperata, era l’espressione dell’anticonformismo di certe elite intellettuali, ma anche della sua ribellione al ruolo della donna ed di una forma di cupio dissolvi, lo stesso che la portò all’alcolismo e a profondi stati depressivi.
Marguerite cominciò presto, ebbe il primo amante a 15 anni, quando viveva in Vietnam, un ricco cinese con il doppio degli anni, in qualche modo agevolato dalla madre di lei. Combattè nella resistenza e fu comunista, ma il partito l’espulse per ninfomania. Forse caso unico nella storia dei partiti comunisti. In un’intervista ricordò le sue avventure occasionali nei vagoni del treno e nelle cabine al mare, sempre con sconosciuti. Con uno dei suoi grandi amori ebbe un un rapporto masochistico. Lui la picchiava, lei pure ovviamente però soccombendo. Accettava tutto ciò come un gioco erotico, anche se tale forse non era.

All’elenco si può aggiungere Stendhal, anche lui accreditato di numerosissime relazioni amorose. Ma interessante soprattutto per le ricerche compiute nell’ambito del potenziamento sessuale. Nella sua autobiografia, ad esempio, illustra la ricetta da lui messa a punto per mantenere a lungo un’erezione. Il risultato sarebbe garantito strofinando l’alluce destro con un unguento di ceneri di tarantola. Impossibile dire perchè proprio il destro e non il sinistro.

Honoré de Balzac

Non sappiamo se anche Balzac facesse uso di questo unguento o di altra pozione e se più probabilmente madre natura fosse stata generosa con lui, ma risulta che fosse un fenomenale amatore, una sorta di stallone, sia per le dimensioni che per la resistenza. La cosa era risaputa, tanto che, si narra, una signora chiese direttamente a lui se fosse vero che era in grado di avere un’erezione “a comando”. E lui rispose, sempre si narra, aprendo la giacca e dicendo: “controlli lei stessa”. Questa fama fu immortalata dallo scultore Rodin. Almeno così sembra se si osserva con attenzione la sua statua, dominata da una vistosa protuberanza che gonfia il vestito.

Rimanendo in Francia, non si può non citare il marchese De Sade. Che però non ebbe una vita sessuale paragonabile alle nefandezze che immaginava e raccontava nei suoi libri.
Un qualche tentativo di mettere in pratica le sue inclinazioni però ci fu. Una volta assoldò alcune prostitute poi le drogò con dei confetti alla cantaride, le frustò e le sodomizzò. Fu condannato e imprigionato per sodomia, le frustate non erano considerate reato. Non è dato sapere se compì qualche altra impresa con donne consenzienti che non lo denunciarono.
Visto che il “divin marchese” trascorse 30 dei suoi 74 anni in carcere, si dedicò abbondantemente alla pratica onanistica. A 360 gradi, visto che in una lettera alla moglie si lamentò per un godemichet (dildo) troppo piccolo che ella gli aveva fatto avere.

Un caso più eclatante di scissione tra pagine scritte e vita vissuta è quello di Henry Miller. La sua immagine di bohemien anarchico, di peccatore senza fondo, di conquistatore e di sperimentatore do ogni possibile variante sessuale era in larga misura fasulla. Miller ebbe una vita sessuale piuttosto normale, tra l’altro era ossessionato dalle malattie veneree e quindi molto prudente. Lo scrisse lui stesso ad Anais Nin, in un momento di sincerità: “Io nuoto in un oceano di sesso ma le escursioni reali sono molto rare”.

Un erotomane triste, che ebbe un rapporto molto difficile col sesso, fu Marcel Proust. In giovane età l’autore della “Recherche” si masturbava in maniera ossessiva. Al punto che la cosa divenne oggetto di discussioni in famiglia, tra lui, i genitori ed anche il fratello. Il padre, docente di medicina all’università, arrivò a intimargli di astenersi “almeno per 4 giorni”.
Il problema fu anche argomento di una lettera che Marcel, sedicenne, scrisse al nonno nel 1888; «Mio caro nonno, mi rivolgo a te per chiederti la gentilezza che intendevo chiedere al signor Nathan, ma che Mamma preferisce io chieda a te. Ecco perché. Avevo così bisogno di una donna per smettere le mie cattive abitudini di masturbazione. Papà mi ha dato dieci franchi per andare al bordello. Ma, 1, nell’ emozione ho rotto un vaso; 2, per la stessa emozione sono stato incapace anche solo di baciare la ragazza prescelta… Non ho il coraggio di richiedere i soldi a papà, e spero che mi aiuterai in una circostanza come questa, non solo eccezionale ma addirittura unica: non capita due volte nella vita di essere tanto agitato da non poter baciare...”.
All’origine di queste sue difficoltà c’era la sua timidezza che lo ostacolava nei rapporti con l’altro sesso, e la sua omosessualità latente e repressa, a causa soprattutto del rapporto morboso con la madre. Proust era terrorizzato che lei scoprisse le sue tendenze omosessuali. Quando la morte della madre lo liberò da questo rapporto di soggiogazione, cominciò a frequentare case di appuntamenti maschili. Dove però si limitava a guardare, evitando di partecipare. Dimostrando così di non essere mai riuscito a vivere liberamente la propria sessualità.

Un altro scrittore che visse il sesso in modo tormentato e sofferto, ma non solo quello, fu Franz Kafka. Di lui sappiamo poco, perchè fu sempre molto riservato sull’argomento, anche se nelle lettere e nelle sue opere sono molti i riferimenti, tutti da decifrare però. Si sà che aveva una collezione di riviste pornografiche, soprattutto di Der Amethyst, nelle quali prevalevano scene di sesso estremo, sadomasochistiche ed omoerotiche, con la presenza di creature animalesche o fantastiche. Più volte Kafka scrisse dei suoi sensi di colpa e del suo sentirsi sporco e, secondo Friedlander, un suo biografo, il riferimento era alle sue fantasie sessuali.
Anche per lui un certo peso lo ebbe la sua omosessualità negata. Dal 1911 frequentò istituti termali, dove si praticava il nudismo, in alcuni casi anche il libero accoppiamento, il tutto abbinato a rigorose diete vegetariane. Ma, vergognandosi del suo fisico, senza quasi mai togliersi i pantaloncini, tanto che fu soprannominato “l’uomo con il costume”.

Con James Joyce si sconfina invece nella parafilia. Lo scrittore irlandese aveva due passioni: i sederi femminili e la sottomissione. Dei suoi gusti si sa molto grazie alle lettere che scrisse a quella che fu la sua amante e poi sua moglie, Nora Bernacle cameriera in un albergo di Galway.
In una si legge: “Vorrei che mi picchiassi e che perfino mi fustigassi. Non per scherzo, cara, ma sul serio, e a pelle nuda”. In un’altra: “Io sono il tuo figliolino come ti ho detto e tu, la mia mammina, devi essere severa con me. Puniscimi quanto vuoi.”
In un’altra Joyce scrisse: “Le parti del tuo corpo che fanno sconcezze sono quelle che mi piacciono di più, preferisco il sedere, amore, alle poppe, perché fa una cosa così sporca“. E ancora, “Io penso, Nora, che riconoscerei dovunque le tue scoregge. Scommetto le riconoscerei perfino in una stanza piena di donne che scoreggiano….. Le tue sono improvvise, secche e sporche come le farebbe una ragazza spiritosa, per gioco, di notte, in dormitorio. Spero proprio che la mia Nora voglia farmele sul viso… Buona notte, piccola Nora scoreggiante“.

Altro importante scrittore e filosofo attratto da un lieve forma di masochismo e dal piacere di essere dominato fu Rousseau. Che attribuì l’origine di questa sua inclinazione alla governante della sua infanzia. Scrive infatti: <La Signorina Lambercier, nostra tutrice, esercitava in tutto su di noi l’autorità di una madre, anche per infliggerci la punizione classica data ai bambini… Chi avrebbe mai detto che questa disciplina infantile, ricevuta all’età di otto anni dalle mani di una donna di trenta, dovesse influenzar così tanto le mie propensioni, i miei desideri, tutte le mie passioni per il resto dell’esistenza… Cadere ai piedi d’una padrona imperiosa ed esser messo sulle sue ginocchia, del tutto inerme e scoperto a lei, obbedendo ai suoi ordini ed implorando perdono, sono stati per me i godimenti più squisiti; e più il mio sangue s’è infiammato sforzandosi in fervide fantasie e più ho acquisito l’aspetto d’un amante piagnucolante>.

Un’icona della trasgressione e dell’ambiguità sessuale fu Aurore Dupin, che scelse come pseudonimo un nome maschile: George Sand. In realtà all’epoca non era infrequente per le scrittrici scegliersi un nome de plume maschile, che rendeva più facile la pubblicazione dei loro scritti. Lei si spinse più in là, adottando anche un abbigliamento maschile. Spiegò che questo le consentiva di essere più libera di viaggiare e frequentare luoghi prevalentemente maschili. Dunque nessuna reale bisessualità, anche se non c’è dubbio che queste scelte erano anche il riflesso esteriore di una personalità mascolina e di un carattere forte e anticonformista. Requisiti che divennero anche un’arma di seduzione e le regalarono una vita amorosa, oltre che artistica, molto ricca ed intensa. Ebbe un marito e molti grandi amori, tra i quali il poeta De Musset e il musicista Chopin, rapporti nei quali Sand fu quasi sempre il soggetto dominante. Ebbe anche una storia molto appassionata con l’attrice Marie Dorval.

Sulla rutilante vita sessuale di D’Annunzio si è scritto tanto, si è anche molto inventato, d’altra parte lui stesso era un ottimo raccontatore di bugie. Di certo il Vate nazionale rinverdì le gesta di suoi predecessori, come Byron. Furono decine le donne conquistate dalla sua parola, perchè per il resto l’uomo era davvero poco attraente. Il sesso, come le imprese militari e le provocazioni intellettuali erano ingredienti fondamentali del mito e di una vita vissuta come opera d’arte.
Al Vittoriale, Amelie, la governante francese, si occupava di selezionare gli inviti e all’occorrenza procurare le prostitute, per le orge che il poeta organizzava. Scrive nel 1933 il poeta: “Dopo ventiquattr’ore di orgia possente e perversa…. mangio avidamente, non come un principe ma come un minatore“. Amelie, oltre che governante, era anche una delle tante amanti di D’Annunzio. Qualcuno chiese come mai, essendo ella abbastanza bruttina e lui rispose magnificando le sue doti orali e manuali “aveva una mano donatrice di oblio“. Nella sua egolatria priapica D’Annunzio esibiva le virtù del suo membro inventandosi sempre nuovi appellativi: «il Perno del mondo», «il Gonfalon selvaggio», «la Catapulta perpetua».

Su Charles Dodgson, vero nome di Lewis Caroll autore dell’Alice nel paese delle meraviglie, sono circolate molte voci circa sua presuna pedofilia. In realtà non ci sono prove, ma solo qualche indizio. Lo scrittore si dedicò intensamente alla fotografia e i suoi soggetti prediletti erano le bambine.Centinaia le foto scattate, a volte anche in pose poco infantili o poco vestite. Risulta che scattasse anche foto di nudo, ma queste, ad un certo punto della sua vita, furono fatte sparire o furono restituite ai genitori, con il permesso dei quali erano state fatte. Dodgson si dilettava anche a disegnare bambine nude. Indubbiamente c’era un interesse abbastanza morboso verso le piccole creature. Impossibile dire se questo abbia mai oltrepassato i confini dell’amore platonico.

Possiamo concludere questa carrellata di campioni della penna e del sesso con lo scrittore giapponese Haruki Murakami, che ha confessato: “Sono molto timido, mi vergogno molto mentre scrivo le scene di sesso”.

g.g.