“Fiore di roccia” di Ilaria Tuti è una straordinaria storia di donne ispirata ad un fatto storico. Nel 1915, in Carnia, all’estremo confine dell’Italia, un gruppo di donne, contadine già stremate dalla miseria e dalla fame, costrette ad occuparsi della cura e del sostentamento di vecchi, bambini , malati ( gli uomini validi sono tutti al fronte) accettano di dare il proprio contributo attivo alla guerra. Il fronte passa sulla montagna che sovrasta il paese, gli uomini in trincea sono in condizioni difficilissime e muoiono come mosche. Le donne, abituate a portare in spalla carichi pesantissimi in enormi gerle rispondono alla richiesta dell’esercito e cominciano a rifornire i soldati di cibo, armi, medicine. Scalano la montagna su sentieri mal tracciati e franosi, percorrendo dislivelli di più di mille metri, con ai piedi le tradizionali pantofoline di velluto che loro stesse si cuciono (e che adesso sono tanto di moda). Lo scenario montano, con la sua durezza implacabile, descritto magistralmente, è parte integrante della storia. Inizialmente trattate con sufficienza dagli ufficiali, le donne e soprattutto Agata, la protagonista, si conquistano via via il loro rispetto. Nel 1997 Oscar Luigi Scalfaro onorerà con la Croce di Cavaliere, le reduci novantenni di quell’esperienza. Ma il libro della Tuti va moltre oltre la testimonianza sorica: nel romanzo c’ è una straordinaria riflessione sulla condizione umana messa di fronte all’insensatezza della guerra, sul bisogno di amore, di tenerezza, di bellezza che rimane vivo anche nelle condizioni più dure. Di cui la stella alpina “fiore di roccia” è il simbolo.
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