<Siamo una famiglia. E dobbiamo restare uniti perché non abbiamo nessun altro. Amici, fidanzate, vicini, compaesani, lo Stato non sono che un’illusione e non valgono un cazzo il giorno in cui ti ritrovi veramente nel bisogno. Allora saremo noi contro loro, Roy. Noi contro tutti quanti gli altri> . Non è una citazione da un romanzo sulle tante mafie italiane o mondiali. Qui per famiglia si intende proprio il gruppo di persone unito da legami di sangue. Il romanzo, pubblicato da Einaudi nel2020, è una vera sorpresa per chi, come me, identificava soprattutto Nesbø con le indagini di Harry Hole. Questa è, davvero, tutta un’altra storia, ma ugualmente o forse ancor di più mozzafiato. A raccontarla è Roy Opgard, gestore di una stazione di servizio ad Os, piccolo paesino nel Nord della Norvegia, che conduce una vita appartata e solitaria. E’ orfano di entrambi i genitori, il fratello Carl, più giovane, più alto, più bello e affascinante di lui , è andato a cercare fortuna in Minnesota, La storia, non lineare ma piena di flash back, comincia col ritorno di Carl, accompagnato dalla moglie Shannon, affascinante architetto, originaria delle Barbados (ma bianca). E’ diventato un imprenditore affermato e vuole trasformare il paesino di Os in un’importante stazione turistica, con la costruzione di un avveniristico beauty hotel progettato proprio da Shannon. Il progetto richiede il finanziamento di tutti gli abitanti del paese, che vengono convinti facilmente dall’abilità commerciale di Carl. Intorno alla piccola famiglia che si è ricongiunta si muovono pochi personaggi, tutti abitanti del paesino: l’ex fidanzata di Carl, suo padre ex sindaco, i dipendenti della stazione di servizio, un giornalista del quotidiano locale, il medico, un rivenditore di auto usate, con una moglie che non si rassegna al passare del tempo, un macellaio, una pettegola parrucchiera. E, soprattutto, l’agente rurale Kurt Olsen, che ha perso il padre, anche lui agente rurale, in circostanze mai del tutto chiarite. Ci sono anche i genitori di Carl e Roy , recuperati nei numerosi flash back. E poi c’è il paesaggio norvegese, fatto di montagne, laghi che sembrano occupare cavità tagliate nella roccia da un coltello affilatissimo, uccelli, neve e ghiaccio, sublime e duro.
La storia si costruisce gradualmente: le storie e le personalità dei personaggi si delineano a poco a poco. E più questo avviene più il lettore si sente destabilizzato, anche perché è impossibile, leggendo il romanzo, non identificarsi, almeno parzialmente, nel modo di pensare di Roy, che non si può certo dire corrisponda alla morale comune… Impossibile dire di più: il lettore ha diritto ad essere sorpreso e coinvolto, si può però aggiungere che è un romanzo particolarmente adatto a chi, in questo periodo, soffre particolarmente la lontananza dei familiari.
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