Dopo lo sconvolgente “Non lasciarmi”, uno dei romanzi più drammatici che io abbia mio letto, Ishiguro riprende il tema del clone umano, creato dall’uomo per essere usato.
La specie umana da sempre ha sfruttato la natura considerandosi la sua padrona e non parte di essa, fino a mettere in pericolo la propria esistenza. Ma oggi ormai quello che la natura offre non basta più a soddisfare esigenze sempre crescenti di un genere umano che aspira all’immortalità e non accetta i limiti che la natura gli ha imposto. Così se in “Non lasciarmi” Ishiguro ipotizza la creazione di cloni destinati ad essere dei serbatoi di pezzi di ricambio per gli uomini, in “Klara e il sole” l’androide Klara, prodotto seriale di un’industria ormai consolidata, apprende l’umanità, leggendo riviste e osservando dalla vetrina in cui è esposta il comportamento delle persone che passano per strada.
Klara, alimentata ad energia solare, venera il sole come fonte di vita, così come gli uomini primitivi facevano con le divinità create osservando i fenomeni naturali. Apprende con grande rapidità, anche se non è l’ultimissimo modello sul mercato. E non solo assimila i comportamenti umani, ma è anche in grado di provare sentimenti sempre più profondi e autentici. Quando finalmente lascia il negozio, scelta da Josie, una ragazzina quattordicenne vivace ma gravemente malata, in breve la sua educazione sentimentale si completa.
Josie vive in una casa isolata nella campagna con una madre inquieta che trascorre l’intera giornata al lavoro e una domestica dalle maniere piuttosto brusche, segue le lezioni a distanza e incontra i suoi compagni solo occasionalmente . Il padre separato, socialmente declassato, vive lontano. L’unico vero amico di Josie è Rick, un ragazzino che vive in una casa non troppo distante. I due adolescenti sono legati da un amore infantile e pensano ad un futuro insieme, ostacolato però dal fatto che Rick, non essendo potenziato, non potrà frequentare gli studi superiori a cui Klara è destinata.
Il mondo attraverso gli occhi di Klara
L’autore sceglie di raccontare gli eventi dal punto di vista di Klara, che è anche la voce narrante. E’ un’ottica per certi versi infantile, che assume spesso toni fiabeschi ed è in grado di delineare con chiarezza tutti gli aspetti della realtà (per esempio la situazione del padre di Josie), ma proprio per questo mai cinica o disincantata. Attraverso i suoi occhi, che vedono il mondo come una serie di quadri separati che gradualmente si ricompongono in una visione unitaria, scopriamo gradualmente una società dominata dalla solitudine, da un estremo agonismo, dalla mancanza di empatia e solidarietà, che è costretta a creare per i bambini e gli adolescenti degli amici artificiali come Klara.
Ed è proprio Klara, che trascorre parte del suo tempo in uno sgabuzzino come un’aspirapolvere, a rivelarsi la creatura più generosa e altruista, disposta anche a sacrificare sé stessa per il bene della sua amata Josie.
Kazuo Ishiguro è uno scrittore britannico di origine giapponese. Vincitore del Booker Prize nel 1989 con il romanzo Quel che resta del giorno (1989), che gli ha dato fama internazionale, e nel 2005 con Non lasciarmi (2005).
Nel 2017 gli è stato conferito il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “perché, nei suoi romanzi di grande forza emotiva, ha svelato l’abisso sottostante il nostro illusorio senso di connessione con il mondo”.
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