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La maschera di marmo è l’ultimo romanzo di Grangé tradotto in italiano e pubblicato da Garzanti nell’ottobre del ’22. In una Berlino che si prepara alla seconda guerra mondiale, uno spietato killer uccide, straziandone i corpi, alcune signore dell’alta società, appartenenti ad un circolo esclusivo che si riunisce nel più esclusivo degli hotel berlinesi: l’Adlon.

Ma nella Germania del terzo reich il crimine non può esistere, poiché, per la propaganda hitleriana, la società è ormai del tutto bonificata: dissidenti, comunisti, ebrei, omosessuali, malati di mente sono già stati internati o uccisi, o comunque resi innocui. Il livello sociale delle vittime, tutte mogli di industriali vicini al regime, impone comunque un’indagine. Ma l’inchiesta non può essere indipendente: qualunque risultato deve poter essere manipolato, se non piace al potere.

Per questo viene scelto Franz Beewen, un sanguinario ufficiale della Gestapo che non desidera altro che risolvere in un modo qualsiasi il caso per poter partecipare alla guerra. A Beewen si affiancheranno altri due improbabili detective: Simon Kraus, psicoanalista esperto di sogni, ma anche confidente delle signore del bel mondo berlinese, che non esita a ricattare minacciando di rivelare l’oggetto delle sedute di analisi e una giovane  psichiatra, Minna von Hassel, appartenente ad una nobile e facoltosa famiglia, tossicodipendente e direttrice di un manicomio in via di smantellamento.

I tre improbabili investigatori costringono il lettore ad addentrarsi nel buio del regime nazista, in un mondo in cui non valgono leggi se non quelle imposte dalla brutalità di un sistema che non esita a  sterminare migliaia di innocenti per raggiungere la  purezza razziale del popolo tedesco. Non si tratta di fatti inediti per chi si interessa di storia, ma Grangè li intreccia efficacemente all’invenzione letteraria , coinvolgendo il lettore anche con  particolari macabri e raccapriccianti, ma non gratuiti.

Di fronte a tanto orrore anche i tre protagonisti cambiano ed è auspicabile che il romanzo, pieno di colpi di scena, sia anche un modo per far conoscere, magari a un pubblico non tanto interessato alla storia, gli orrori del nazismo mai ricordati a sufficienza, se si vuole che non ritornino.
Jean-Christophe Grangé è un giornalista, scrittore e sceneggiatore francese, noto soprattutto per essere l’autore de “I fiumi di porpora” di cui la trasposizione cinematografica di Mathieu Kassovitz ha avuto grande successo.