La teoria delle nuvole è un libro strano ma affascinante, in particolare, ma certamente non soltanto, per chi si interessa di tempo atmosferico o di clima o magari per chi vuol sapere di più sul perché dell’attenzione e dell’interesse nei confronti delle nuvole emersi negli ultimi due secoli, o giù di lì.

Il filo rosso si dipana attraverso l’apparentemente breve rapporto (dal giugno 2005 all’ottobre 2006) tra un famoso e ricchissimo stilista giapponese, Akira Kumo, e la sua bibliotecaria, Virginie Latour, assunta proprio per riordinare e catalogare la sua vastissima collezione di documenti, libri e quadri sulle nuvole e sulla meteorologia, entità e concetti che hanno affascinato lo stilista a partire dalla fine degli anni novanta e che ha cominciato a collezionare dopo essersi liberato da tutte le altre sue numerose e famosissime collezioni, le più varie.

Il filo rosso è soltanto una traccia centrale dalla quale si dipartono molte storie di vita vissuta dai personaggi che, dalla fine del settecento ai giorni nostri, hanno dato vita ai contenuti della collezione di Akira, pittori, osservatori amanti delle nuvole, accademici, scienziati naturali e meteorologi affascinati da quell’elemento atmosferico così importante, poetico e sfuggente allo stesso tempo.

Ma si incontra anche la storia straordinaria della vita dell’ormai anziano stilista, che nel raccontarla rammenta importanti particolari della sua infanzia e adolescenza che aveva sino ad allora completamente rimossi, e per buona ragione. Ma ci vengono raccontati anche dettagli intimi della storia del breve, delicato e tacitamente affettuoso rapporto tra Akira e Virginie.

Libro strano, appunto, nel quale Stéphane Audeguy dà vita ad un curioso mix tra personaggi autentici della storia della meteorologia, dagli albori sino alle previsioni fisico-matematico-digitali dei giorni nostri, e caratteri del tutto inventati ma che avrebbero ben potuto far parte di una storia della disciplina che, con loro, avrebbe sicuramente acquistato in vivacità.

Una sottile e impercettibile vena distopica attraversa quindi tutta la narrazione, rendendo davvero difficile talvolta, per chi non sappia qualcosa di storia della meteorologia o dell’arte, distinguere tra il vero, l’inventato o il semplicemente adattato a fini letterari. Ma tutto questo non ha in realtà nessuna importanza, basta lasciarsi trasportare dalla narrazione.
Si legge d’un fiato e lascia un sapore dolce in bocca. Lo consiglio molto.

Stefano Tibaldi

Stéphane Audeguy è uno scrittore e saggista francese, forse non tra i più universalmente noti, ma che ha goduto di notevole consenso e popolarità tra il 2005 e il 2009. E’ nato a Tours nel 1964, ha insegnato all’Università di Parigi ed attualmente insegna storia dell’arte e del cinema in un liceo parigino.
La teoria delle nuvole, pubblicato in Francia nel 2005 e tradotto in sedici paesi, è il suo primo romanzo, cui sono seguiti Fils unique (Gallimard, 2006), candidato al Prix Goncourt 2007 e vincitore del Prix Deux Magots 2007; Petit éloge de la douceur (Gallimard, 2007); Les Monstres: si loin et si proches (Gallimard, 2007), e Nous autres (Gallimard, 2009). Con la La teoria delle nuvole ha vinto il Prix de l’Académie Française Maurice Genevoix 2005, il Grand prix du livre des dirigeants 2005, il Prix Mille Pages Littérature Française 2005, il Prix du Style 2005 e il Prix ciné-roman Carte noir 2006.