Usciti entrambi quest’anno i due romanzi non sono accomunati solo dal titolo, ma anche dall’argomento: il rapporto tra un genitore e un figlio gravemente disabile. Si leggono entrambi tutti di un fiato, sono la testimonianza di come la letteratura, se è vera letteratura, possa raccontare anche l’indicibile con leggerezza e, allo stesso tempo, profondità.

Più romanzesco e apparentemente meno drammatico il primo, “Fame d’aria”, raccontato da un narratore esterno: la vecchia Golf di Pietro Borzacchi l (250000 km) lo abbandona di venerdì pomeriggio in uno sperduto paesino del beneventano, Sant’ Agata del Sannio. Il vecchio meccanico che lo ha soccorso gli promette di sostituire la vecchia frizione dell’auto con una usata ma ancora funzionante. Ma ci vuole qualche giorno. Pietro e il figlio Jacopo, un ragazzo gravemente autistico, dovranno soggiornare nell’unica vecchia pensione del paese, che fa anche da ristorante. Dove è veramente diretto Pietro lo si scoprirà solo alla fine del libro, ma la sospensione del viaggio serve a Mencarelli per raccontare il rapporto tra Pietro e Jacopo, <slanciato e bello, di una bellezza che può ingannare per qualche istante, poi, anche mentre cammina, non si puà notare il leggero dondolamento, … le dita della mano sinistra che non smettono mai di passare e ripassare sulla coscia>. E’ una specie di “<firma della malattia>. Jacopo è un autistico a basso funzionamento <non parla, non sa fare nulla, si piscia e caca addosso>.
Proprio in quella piccola pensione di un paesino ormai quasi disabitato ci sarà una svolta nella vita di Pietro, ormai senza speranza, oppresso dalla malattia del figlio e dalla povertà . <I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione>.

Una vera autobiografia è invece il secondo, “Come d’aria”: <questo libro è la storia , vera , mia e di Daria>, scrive Ada D’Adamo nella premessa. Ada D’Adamo è morta il primo aprile del 2023, a 55 anni, di cancro. Danzatrice e studiosa della danza e del teatro del Novecento, e anche scrittrice. “Come d’aria” è il suo primo romanzo, o come lo definiva lei, un memoir. E’ il racconto del suo rapporto con la figlia Daria, affetta da una gravissima malattia neurologica, oloprosencefalia semilobare, che la rende tetraplegica, incapace di parlare, quasi cieca, con un gravissimo ritardo mentale.

Il dramma di Daria si intreccia con quello di Ada, che si ammala di tumore al seno, diffuso poi in tutto il corpo nonostante le terapie, e la sofferenza è tanto più intensa per la consapevolezza che <quando hai un figlio disabile cammini al posto suo, vedi al posto suo, prendi l’ascensore perché lui non può fare le scale, guidi la macchina perché lui non può salire sull’autobus. Diventi le sue mani e i suoi occhi, le sue gambe e la sua bocca. Ti sostituisci al suo cervello>.

La malattia di Ada toglie così a Daria per la seconda volta tutto quello che noi, troppo spesso, diamo per scontato. Nel romanzo Ada si rivolge alla figlia, che quel libro non potrà mai leggerlo. E’ il racconto di una vita, fatta non solo di dolore , ma anche di interessi profondi, di rapporti familiari e amicali intensi. Anche di momenti di felicità, per esempio quando incontra, nel mondo della riabilitazione <persone che non perdono tempo a rimpiangere quel che ti manca ma sfruttano il poco che hai. E quel poco diventa tanto. Brevi attimi di felicità fioriscono tra le pieghe dei giorni. Durano un istante, ma è grazie a questi istanti che si può andare avanti>.

I due romanzi non sono accomunati solo dal tema, ma anche dalla sobria raffinatezza dello stile e dalla capacità di far condividere ai lettori ciò che si prova in una situazione estrema, tra le più terribili che un essere umano possa incontrare, raccontandolo senza retorica. E questa è, indubbiamente, una delle funzioni più alte della letteratura.