Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi

finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios

temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati!

Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,

quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare

Tyrrhenum, sapias: vina liques et spatio brevi

spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida

aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

Carpe diem è il consiglio che  un uomo maturo e saggio, che conosce la vita grazie alla filosofia, dà ad una fanciulla (una giovane amante?) giovane ed inesperta. Anzi: si tratta di una serie di consigli, espressi con degli imperativi (ne quesieris, sapias, carpe: non chiedere, sii saggia , cogli)  Anche se non tutti i critici concordano, il nome Leuconoe, di origine greca, potrebbe alludere ad un animo candido ed ingenuo. La ragazza prova a conoscere il suo futuro ricorrendo agli astrologi che provenivano dalla Mesopotamia, di moda a Roma ai tempi di Orazio. Ma sono gli stessi dei a non volere che l’uomo conosca il suo futuro: scire nefas, dove nefas allude ad un divieto di carattere religioso. Non che Orazio sia religioso: l’adesione all’epicureismo implica una concezione del tutto materialistica della vita, ma sa bene che non è questa la mentalità comune. Le persone come Leuconoe, semplici e lontane dagli studi filosofici, vogliono conoscere il proprio destino, sapere quale sarà il termine della loro vita e il divieto religioso è più dissuasivo di un lungo ragionamento filosofico. Ma, purtroppo o per fortuna, non sappiamo quanto tempo ci è stato assegnato (il riferimento a Giove si spiega con quanto detto sopra). Forse l’inverno che scaglia il mare burrascoso contro le coste tirreniche sarà l’ultimo, o forse ce ne saranno altri. Comunque Orazio e la ragazza sono al riparo, possono godere di un luogo ben protetto, caldo e di un buon vino, che va filtrato ( vina liques) e allungato con l’acqua prima di essere bevuto. Ma non dobbiamo dimenticare che il tempo è invidioso (invida aetas) dei nostri piaceri, dei nostri momenti di serenità e ce li strappa via inesorabilmente: i pochi minuti  spesi per convincere Leuconoe sono già inesorabilmente fuggiti…Orazio non esplicita, come in altre odi,  il pensiero della morte che incombe su tutti noi, come se non volesse turbare troppo la sua giovane amica, ma non può non ricordarle che, anche se si è giovani,  è sbagliato collocare la felicità in un futuro che non sappiamo neanche se esisterà e nel quale riponiamo una speranza illimitata  (spem longam) senza pensare che ci è dato uno spazio di vita comunque breve rispetto ai nostri desideri (spatio brevi). E allora non ci resta che godere ciò che di buono la vita ci offre nel presente, cogliendolo con delicatezza, per assaporarlo, non per divorarlo, come si fa con un fiore o un frutto. Carpe diem

Traduzione: Tu non chiedere, non è lecito saperlo, quale termine  a me, quale a te gli dei abbiano assegnato, o Leuconoe, e non consultare i calcoli babilonesi  Quanto (è) meglio accettare qualsiasi cosa sarà! Sia che Giove ci abbia assegnato più inverni, sia che questo, che sfianca il mare Tirreno (scagliandolo) contro le opposte scogliere che lo circondano, sia l’ultimo filtra il vino e  taglia una speranza (troppo) lunga poiché è breve lo spazio della vita.  Mentre parliamo il tempo invidioso sarà già fuggito: cogli il giorno, il meno possibile fiduciosa nel futuro.