Sembra che Lemaitre si sia congedato definitivamente dal genere noir, del quale è un maestro assoluto, per dedicarsi esclusivamente alla scrittura di romanzi “storici”. Il primo, l’imperdibile “Ci rivediamo lassù”, uscito in italiano nel 2015, è stato poi seguito da altri due. Ma l’abbandono del noir è del tutto apparente. Anche nei romanzi nei quali Lemaitre racconta alcuni episodi della storia francese, i personaggi sono tutti (o quasi) inclini alla malvagità, se non al delitto vero e proprio, perfettamente coerenti con contesti caratterizzati da cinismo e violenza. Nel “Gran mondo”, ambientato nel 1948, la scena si allarga: Beirut, dove i coniugi Pelletier, protagonisti del romanzo insieme ai loro quattro figli, sono emigrati dalla Francia, Saigon (allora parte dell’Indocina francese) e Parigi. Ma non cambia il tasso di malvagità, ipocrisia e cinismo degli ambienti sociali descritti, nei quali ben si adattano, anzi si distinguono i Pelletier. Il romanzo non cattura solo per i colpi di scena continui, tipici appunto del noir, ma anche per la descrizione di certi contesti storici poco noti, tra i quali spicca Saigon, città simbolo di un impero in disfacimento.
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