Lo confesso…. Non sapevo che Robert Galbraith è lo pseudonimo di Joanne Rowling, l’autrice di Harry Potter. Confesso anche non ho letto gli altri romanzi che hanno come protagonista Cormoran Strike , ma, sfogliando un po’ di recensioni, sembra che questo sia il migliore. Anche Cormoran, e la sua socia Robin, bella e molto più giovane di lui, non sfuggono alla legge oggi imperante: chi indaga (poliziotto, magistrato, investigatore privato) non può avere una vita privata tranquilla e banale, alla Maigret. Cormoran e Robin non fanno eccezione. Naturalmente, anche in questo caso, il vissuto tormentato e non risolto degli investigatori genera vicende che si intrecciano alla storia dell’indagine, che qui è un cold  case, anzi freddissimo. Una donna chiede a Cormoran di indagare sulla scomparsa della madre, avvenuta quarant’anni prima. L’indagine della polizia, al tempo della scomparsa, non avuto esito, anche, forse, perché è stata condotta da un poliziotto, ormai morto, che versava in uno stato mentale molto alterato e che ha lasciato un inquietante quaderno di appunti in cui l’inchiesta si intreccia ad una complicatissima simbologia astrologica. Cormoran e Robin hanno un anno per indagare, durante il quale devono anche occuparsi delle loro complicate vite private e ciò giustifica le più di mille pagine del romanzo, il cui pregio maggiore è forse quello di mostrare con grande verosimiglianza le difficoltà che ci possono essere a ricostruire una storia, i protagonisti della quale sono in gran parte morti o troppo vecchi per ricordare. Quindi le ipotesi della coppia di investigatori si sgretolano una dopo l’altra, finchè…