Dopo la lettura di Sangue inquieto ho dato un’altra chance a Robert Galbraith (alias J.K. Rowling, creatrice di  Harry Potter) ed ho letto  Un cuore nero inchiostro, sesto libro della  serie che ha per protagonisti i due detective londinesi Cormoran Strike e Robin Ellacott. L’agenzia Cormoran & Ellacott è ormai ben avviata e non ha bisogno di nuovi casi. Ma un giorno Edie Ledwell  coautrice di una serie animata di culto che, dopo un enorme successo su YouTube, sta per sbarcare su Netflix, si presenta in ufficio spaventatissima. Vorrebbe che Robin e Strike scoprissero l’identità di un implacabile hater che la perseguita da tempo, diffondendo calunnie sul suo conto. L’agenzia non è attrezzata per indagare su reati informatici e Robin non accetta.
La paura di Edie non è infondata: verrà infatti uccisa di lì a poco e Robin e Cormoran accetteranno di indagare sulla sua morte. Lo schema è lo stesso di Sangue inquieto: si susseguono varie ipotesi investigative  che  vengono rapidamente smentite. Qui la difficoltà è data dal fatto che le indagini avvengono su due piani connessi ma distinti: il mondo reale (l’hater conosceva Edie perché aveva usato informazioni non reperibili in Internet) e quello virtuale, dove ovviamente i personaggi si presentano come  avatar. L’idea non è male ed è replicata dalla scenografia  del delitto: la serie animata è ambientata in un suggestivo cimitero londinese che fa da sfondo anche al romanzo. Confesso però che durante la lettura mi sono trovata a volte un po’ in affanno e ho fatto più fatica di quanto il genere richiederebbe.
Intanto la duplicazione dei personaggi complica le cose (Robin e Cormoran prendono appunti dettagliati, ma il lettore dovrebbe essere esentato). Poi le conversazioni on line dei personaggi, che a volte avvengono contemporaneamente su canali diversi con lo stile contratto e allusivo tipico di Internet e che occupano molte pagine del libro, sono francamente scarsamente comprensibili. Per fortuna si possono saltare senza compromettere la comprensione del romanzo…