Josef Mengele, medico nel campo di Auschwitz

Josef Mengele fu il più noto criminale nazista in camice bianco. Ma non fu il solo, anche se forse fu il più crudele. Furono molti i medici che utilizzarono i deportati dei lager come cavie per i loro esperimenti, spesso folli e sempre feroci e devastanti per le loro vittime.
In ogni campo c’era una pattuglia di medici incaricata di sfruttare l’enorme materiale umano che poteva essere usato e martoriato senza problemi. La loro attività non era frutto di iniziative individuali o di particolare perversione, ma veniva svolta quasi sempre in collaborazione con istituzioni scientifiche e mediche tedesche, alle quali venivano inviate relazioni ed organi.
Mengele, appena trentenne, era “l’angelo della morte”, così lo chiamavano ad Auschwitz. Era lui ad aspettare sulla banchina il treno in arrivo carico di deportati e a scegliere in pochi minuti chi doveva essere spedito alle camere a gas e chi al lavoro. Era un uomo meticoloso e, come tutte le SS, implacabilmente dedito alla sua missione di morte. Anche il giorno prima dello sgombero, con i sovietici a pochi chilometri, svolse imperturbabile il suo compito. Esaminò i 506 poveretti che vennero scaricati dall’ultimo treno e ne mandò alla camera a gas circa 470.
L’interesse principale di Mengele erano i gemelli, quasi un’ossessione. Lo scopo era lo studio della purezza della razza e della sua ereditarietà. Allo stesso scopo studiava anche i casi di nanismo. Tutti i bambini gemelli, diverse centinaia, venivano portati in una baracca speciale, con loro grande gioia, perchè erano trattati molto meglio rispetto agli altri bambini. Ma qui venivano sottoposti ad esami ed esperimenti di ogni tipo, in alcuni casi anche asportazioni di organi, a volte senza anestesia. Molti erano uccisi, spesso direttamente da Mengele con un’iniezione di fenolo o più sbrigativamente con un colpo di pistola in testa, per studiarne gli organi interni.
Tentò anche di cucirne assieme due per ottenere gemelli siamesi, ma andarono in cancrena e morirono.
Un altro esperimento che appassionava Mengele era quello per ottenere occhi azzurri, così da poter avere tutti tedeschi con occhi di quel colore. Per questo scopo iniettava nell’iride blu di metilene, ma riusci solo a ottenere la cecità degli sventurati.
Assieme ad un collega studiò anche gli effetti della dissenteria. I malati venivano vivisezionati, perchè si diceva fosse l’unico modo per studiare le lesioni interne.
Mengele, come è noto, riuscì a sfuggire alla cattura, grazie ad un documento falso rilasciato dal comune di Termeno in val Venosta, che rilasciò documenti a molti altri nazisti, tra cui Eichmann.
Un altro medico a Dachau, per studiare gli effetti di una caduta da alta quota, rinchiudeva i prigionieri in una stanza nella quale veniva abbassata la pressione fino alla loro morte, così da verificare gli effetti sull’organismo. I corpi venivano poi sezionati e a volte ci fu l’antipatico inconveniente che qualcuno era ancora vivo.
Lo stesso medico, Sigmund Rascher, fece esperimenti sulla resistenza al freddo, immergendo decine di deportati in acqua gelata, anche per più di un’ora, portando la temperatura corporea fino a 24 gradi e quindi alla morte. Qualcuno non moriva, venivano allora fatti esperimenti di riscaldamendo. Si scoprì che uno dei più efficaci era quello di mettere l’uomo in un letto abbracciato da due donne nude, anche per un giorno intero.
In altri campi si fecero studi su varie malattie infettive, che colpivano i militari tedeschi al fronte, iniettando virus o batteri nei prigionieri. A Dachau a 300 prigionieri fu trasmessa la malaria. Solo 30 morirono per la malattia, 270 a causa delle medicine provate su di loro
Diversi medici studiarono sistemi per sterilizzare donne di razza non pura, tali da poter essere applicati su scala di massa senza che le donne se ne accorgessero. Furono provate iniezioni di vari acidi nell’utero. E un sistema basato su dosi massicce di raggi X, sia su donne che su uomini, tale da poter trattare circa 3000 persone al giorno. Queste ricerche furono un fallimento, ma i danni sui prigionieri notevoli.
A Buchenwald si cercò anche il modo di guarire l’omosessualità con massicce iniezioni di testosterone.Un chirurgo delle SS asportava muscoli o ossa per studiare la possibilità di trapianti. Otto Bickenbach, sperimentò sugli zingari gli effetti dell’urotropina, provocando la morte di almeno la metà di loro. Per studiare in quanto tempo si potevano recuperare le forze, i sopravvissuti venivano fatti correre e frustati.
A Buchenwald si metteva veleno nel cibo per studiarne gli effetti. E i medici Eisele e Neumann studiarono il meccanismo del vomito mediante la vivisezione, mentre altri “medici” sperimentavano gli effetti mortali di trasfusioni di gruppi sanguigni diversi.
Il dottor Heissmeyer si fece mandare 20 bambini da Auschwitz, che furono fatti ammalare di tubercolosi per sperimentare un vaccino. L’esperimento fallì, e siccome stavano arrivando i russi, il medico ordinò che i bambini –prove del suo operato criminale – venissero uccisi. Furono impiccati nei sotterranei di una scuola di Amburgo e poi cremati.
Questa pseudoscienza degli orrori fu anche un completo fallimento, basandosi quasi sempre su principi o ipotesi prive di qualunque fondamento scientifico. Frutto di una follia criminale che si era fatta stato.

g.g.