Sì ,certo, ma non senza adeguata preparazione.
(Paradiso, canto I,vv.82-99)
La novità del suono e ‘l grande lume
di lor cagion m’accesero un disio
mai non sentito di cotanto acume.Ond’ ella, che vedea me sì com’ io,
a quïetarmi l’animo commosso,
pria ch’io a dimandar, la bocca aprioe cominciò: «Tu stesso ti fai grosso
col falso imaginar, sì che non vedi
ciò che vedresti se l’avessi scosso.Tu non se’ in terra, sì come tu credi;
ma folgore, fuggendo il proprio sito,
non corse come tu ch’ad esso riedi».S’io fui del primo dubbio disvestito
per le sorrise parolette brevi,
dentro ad un nuovo più fu’ inretitoe dissi: «Già contento requïevi
di grande ammirazion; ma ora ammiro
com’ io trascenda questi corpi levi
Anche in questa parte del primo canto, come accade tante volte nel Paradiso, il racconto del viaggio è l0 spunto per trattare questioni filosofiche in versi, con quella modalità dialogica tipica della filosofia scolastica (e anche di qualsiasi lezione ben fatta!). Dante è l’alunno, Beatrice la professoressa, che cerca di spiegare con pazienza, sorridendo, questioni difficili ad uno scolaro non tanto sveglio, pieno di idee false, ma allo stesso tempo consolidate.
Dante, che ha incontrato Beatrice nel Paradiso Terrestre si meraviglia della grande intensità della luce e di un suono nuovo, che prima non avvertiva. Beatrice, che legge nel suo animo, previene la domanda. Sono le false convinzioni di Dante a renderlo grosso, un po’ ottuso e incapace di comprendere la situazione. Il poeta e la sua guida non sono più sulla terra, di cui anche il Paradiso terrestre fa parte, ma stanno salendo ad una velocità maggiore di quella del fuoco verso le sfere celesti. Di qui l’aumentare della luminosità e il suono, prodotto dal moto di rotazione dei cieli. Ma, risolto il primo dubbio, se ne presenta subito un altro: come può Dante, con il suo corpo, salire (trascendere) attraverso l’atmosfera (corpi lievi)?
(Paradiso ,anto I , vv.127-141)
“La provedenza, che cotanto assetta,
del suo lume fa ‘l ciel sempre quïeto
nel qual si volge quel c’ha maggior fretta;e ora lì, come a sito decreto,
cen porta la virtù di quella corda
che ciò che scocca drizza in segno lieto.Vero è che, come forma non s’accorda
molte fïate a l’intenzion de l’arte,
perch’ a risponder la materia è sorda,così da questo corso si diparte
talor la creatura, c’ha podere
di piegar, così pinta, in altra parte;e sì come veder si può cadere
foco di nube, sì l’impeto primo
l’atterra torto da falso piacere.Non dei più ammirar, se bene stimo,
lo tuo salir, se non come d’un rivo
se d’alto monte scende giuso ad imo.Maraviglia sarebbe in te se, privo
d’impedimento, giù ti fossi assiso,
com’ a terra quïete in foco vivo”.Quinci rivolse inver’ lo cielo il viso.
Beatrice riprende a spiegare. Il discorso si amplia e include una grande visione cosmologica:il cielo immobile è l’Empireo, dove risiedono i beati, illuminati dalla luce di Dio, quello che ha maggior fretta, che ruota con la velocità maggiore, è il Primo Mobile, il più esterno, rispetto alla terra, dei nove cieli.
La provvidenza divina, nel suo piano imperscrutabile, indirizza ogni creatura verso il bene, cioè verso Dio come una corda d’arco che lancia la freccia al centro del bersaglio. Quindi, secondo il piano divino, tutti dovremmo salire verso il cielo. Ma non sempre la materia si accorda alle intenzioni dell’artefice e anche l’essere umano, indirizzato per natura al bene, può prendere un’altra direzione, attirato da falsi piaceri: ricchezza, potere, amore sensuale, cibo…..
Ma Dante si è ormai liberato da queste tendenze peccaminose, si è pentito e, purificato, privo di impedimenti, a grande velocità sta salendo verso l’Empireo, per congiugersi al bene supremo: Dio. Sarebbe contro natura se accadesse il contrario, come un ruscello che non scendesse verso il basso o un fuoco che non salisse verso l’alto.
Nel mondo di Dante tutto ha una spiegazione metafisica. Insomma non è la forza di gravità a tenerci qui sulla terra, ma il peso dei nostri peccati. Ma non a tutti gli uomini è data la possibilità di varcare la soglia tra il mondo dei vivi e quello dei morti con il proprio corpo perchè la forza del male, dopo il peccato originale è troppo forte. Solo ad alcuni, scelti da Dio per una missione fondamentale per la salvezza di tutta l’ umanità, è concessa questa possibilità, E Dante è fra questi.
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