Perele , la protagonista del romanzo di Grade Chaim , figlia di un famoso rabbino, è una ragazza determinata e ambizionsa, che si aspetta dal matrimonio la possibilità di conservare o, meglio , di innalzare la sua condizione sociale. Come donna, infatti, non ha accesso allo studio dei testi sacri, non può certo diventare rabbino, al massimo può realizzare le sue aspirazioni attraverso i componenti maschili della sua famiglia; marito e figli.
Sembra aver trovato un fidanzato perfetto: Moshe Mordechai, un geniale studioso del Talmud, destinato a diventare rabbino della città e studioso noto a livello internazionale, ma questi la respinge poco prima delle nozze. Perele è costretta a ripiegare su un giovane molto meno dotato e ambizioso, che diventerà rabbino di un piccolo paese, ma che non è certo in grado di garantirle la condizione sociale desiderata. Neanche i due figli maschi faranno una carriera soddisfacente, Da adulti diventano infatti dei commercianti e Perele, in visita al loro negozio di scarpe, peraltro affollatissimo, reagisce con rabbia nel vederli inginocchiati ai piedi dei clienti.
Ma Perele non rinuncia ai suoi sogni: raggiunta la mezza età, decide di fare da sola. Con una incredibile lucidità e capacità di manipolare chi le sta vicino, in primo luogo del debole marito, ma successivamente di tutti i componenti della sua comunità, riuscirà a vendicare le sue frustrazioni e a realizzare il suo machiavellico piano: vendicarsi dell’ abbandono del fidanzato e ottenere il ruolo sociale desiderato. Perele non è però solo una manipolatrice, ma anche una donna profondamente intelligente, che sfrutta i conflitti politici e religiosi della sua comunità, per imporre la sua volontà. Insomma, come Madame Bovary, Perele è una donna condannata da una società maschilista a realizzare sè stessa solo nel matrimonio, ma, al contrario della sua sorella francese, eroina romantica nutrita di illusioni destinate a fallire, è lucida e spietata, e destinata proprio per questo al successo.
Chi legge il romanzo, soprattutto se è una donna, pur non condividendo la spregiudicatezza morale della protagonista, non può non ammirarla e non considerarla una vendicatrice delle tante donne, nella letteratura e nella vita reale, sottomesse e ostacolate nel loro progetto di realizzazione individuale. Ma, il romanzo, ambientato in una città dell’Europa dell’Est nai primi decenni del Novecento, non esaurisce il suo interesse nella narrazione della vicenda di Perele: di grande interesse è infatti la descrizione della vita della comunità nella quale vive.
Lo scrittore descrive un mondo che conosce dall’interno: nato a Vilna nel 1910 è avviato dalla madre “a quell’educazione basata sullo studio delle fonti, e in particolare del Talmud, che ritroviamo nelle biografie della maggior parte dei grandi scrittori in ebraico e in yiddish della generazione precedente” [1] , frequenta, in gioventù, diverse accademie talmudiche.[2]
Il mondo che ci descrive è profondamente integralista, dominato dall’osservanza delle regole religiose; il tempo è scandito dalle frequentissime festività del calendario ebraico, che impongono riti da seguire scrupolosamente. Quasi una teocrazia, in cui il rabbino è anche giudice, al quale si ricorre sia per dispute morali e religiose che per questioni pratiche, come lo stabilire se un cibo è, o meno, kasher, cioè puro dal punto di vista rituale. Lo studio e l’interpretazione del Talmud è considerato l’occupazione più dignitosa e socialmente elevata e a questa si dedicano anche molti giovani già sposati, mantenuti dalle famiglie. Questo mondo non è però immune da dispute religiose e politiche, per esempio sul nascente sionismo.
Quel mondo non è però scomparso, ma si è ricreato oggi in Israele, anzi, negli ultimi decenni l’integralismo religioso ha acquisito un ruolo fondamentale nella vita politca del paese . Molto interessante, a questo proposito è la postfazione di Anna Linda Callow:
“Il romanzo ‘La moglie del rabbino’ Grade lo scrive, negli Stati Uniti dove si è ricostruito una vita. A quell’epoca l’ebraismo ortodosso lituano nel quale era cresciuto, pur colpito molto duramente dalla Shoah, non ne è stato tuttavia distrutto e si è ricostruito nello Stato d’Israele, ormai una realtà consolidata che ha affrontato e superato già numerose guerre, da ultima la più traumatica, quella del Kippur del 1973. È forse questo che gli permette lo sguardo realista, a tratti tagliente, che ritroviamo nell’opera, aliena da ogni romanticismo nostalgico e che ci permette di cogliere tutta l’attualità del modello di vita da lui descritto, certo non più nelle vie di Vilna o di Grodno/Horodne dalle quali è stato spazzato via, ma in quelle di Gerusalemme o di Bnei Brak dove è tornato a prosperare” .Oggi il romanzo ci permette di capire qualcosa, da un’angolazione diversa dal solito, di un settore importante e anche molto contestato dell’Israele odierna che, grazie soprattutto al suo sviluppo demografico, sta acquistando un’influenza crescente sulla società. Il mondo dei grandi rabbini dai molti seguaci, dei giovanotti che studiano nelle yeshivòt e nei kolelim (oggi finanziati in parte dallo Stato). (…)
Le lotte per la successione alla guida delle varie comunità e le controversie che ne derivano, le accese discussioni di normativa tra i «Grandi della Torà», il complesso rapporto con i frutti del sionismo, in primis ovviamente lo Stato d’Israele, gli sforzi per riportare gli studi talmudici alla loro posizione di privilegio nella vita ebraica, il ruolo della donna sono temi che continuano ad essere al centro della scena, come testimoniano libri, film e serie televisive ambientate tra gli haredìm( gli ultra ortodossi) che godono di grande popolarità, per lo meno tra il pubblico laico, spesso diviso tra sentimenti di ostilità e desiderio di conoscere.”
[1] Anna Linda Callow, Postfazione a” La moglie de rabbino”. La Callow è anche la traduttrice del romanzo.
[2] Grade abbandona poco dopo i vent’anni gli studi religiosi, per dedicarsi alla letteratura. Nel 1941, per sfuggire all’occupazione nazista di Vilna fugge in Unione Sovietica , ma la sua famiglia è stata quasi tutta sterminata. Dal 1948 è emigrato negli Stati Uniti , dove ha scritto diversi romanzi e poesie.